Mai mettere due filosofi di fronte a dei quadri! Ne potrebbe nascere "il sogno della ragione"!!! Poche parole a due tuoi quadri.
Un caro saluto, Stefano .
E' possibile recuperare l'infanzia? Per molti questa ricerca è una semplice chimera; il disperato tentativo di provare una felicità forse mai esperita. Per pochi un dovere; la paradossale conclusione di un processo di crescita. Questo vuol dire essere in grado di trasformare il paradiso perduto in un'utopia concreta. In gioco c'è nulla di meno che la realizzazione della propria esistenza. Ma per renderla concreta bisogna prima saper crescere.Il cammello e il leone sono passi indispensabili, pena l'inutile regressione nell'infantilismo. Come umanità abbiamo pagato a carissimo prezzo l'uscita dalla "immaturità auto- imposta", l'uccisione di dio, e per noi è rimasto l'inganno della ragione. La natura mitica, invece di essere scoperta e redenta, è stata ridotta a merce, un feticcio senza vita. La speranza ci rimane solo nelle rappresentazioni dell'immaginazione, nell'irrealtà dell'apparenza. I paesaggi a noi familiari si trasformano in un mondo differente,dove le nostre fantasie trovano finalmente una realizzazione.E' questa la scoperta melanconica di una felicità che sappiamo di non poter raggiungere o,meglio, che ci è preclusa. Un quadro allora diventa una protesta contro la" vita che non vive", una promessa di felicità che non verrà mantenuta, a meno che non si sia disposti a esperire il mondo come nell'infanzia : un'eterna scoperta,un gioco.
(Prof. Stefano Giacchetti Ludovisi Docente di Estetica John Cabot University,Rome )
Anche Narciso aveva le ali. Proprio come Icaro. Ma quando cadde
nell’acqua divennero inutilizzabili. Eco udì le
sue grida e lo salvò dall’annegare. Era autunno,e
le ali di narciso si asciugarono velocemente mentre lui giaceva sulle
foglie fresche. Quando Zarathustra scese dal monte lo vide.
Più tardi, disse ai suoi seguaci,”Io non sono ne
Icaro né Narciso, anche se molti mi confondono con entrambi.
Io sono Eco, risuono il puro tono lamentoso di chi nuota con le
ali”.
(Prof. Andrew Cutrofello Professor of Philosophy- Graduate Program
Director Loyola University Cicago )
L'originalità dell'artista comunica, già di per sé, una personale visione del mondo. Tale è l'impressione che si riceve nell'osservare le opere di Fiorello Cagnetti: ogni quadro, nell'apparente staticità e compostezza dei soggetti, nell'equilibrio delle forme e dei colori, nell'evanescenza degli sfondi, che rendono le immagini brevi spaccati di mondi fantastici, esprime una notevole tensione comunicativa. Ogni singolo elemento, ogni personaggio acquista una valenza simbolica, persino degli elementi tratti dalla realtà naturale viene fatta una rappresentazione emozionale. Eppure, in antitesi al simbolismo dei "folletti" che popolano l'animo dell'artista, il pittore traduce le sue visioni fantastiche con un vivido realismo, con una cura meticolosa del particolare e un uso calcolato del colore. Tutto contribuisce, in questo modo, a condurre il fruitore a considerare il recupero della fantasia, da opporre ad una realtà ormai troppo sfruttata e banale. Cagnetti propone, con moderna originalità e grande immediatezza, la fantasia come valore. Nelle sue opere, che sintetizzano soggetti fantastici e razionalità espressiva, sono protagoniste, in un incontro-scontro, ragione e fantasia. Egli oppone all'evidenza della realtà che tutti conosciamo, l'inesauribile vitalità della mente creatrice; tracciando, in questo modo, un delicato sentiero da percorrere per spezzare la monotonia di un mondo troppo conosciuto e troppo detto.
di Deborah D'agostino